Giuseppe Vigolo
Giuseppe Vigolo nato a Valdagno in provincia di Vicenza il 18/03/1979, dopo aver frequentato il Liceo Umberto Boccioni di Valdagno, si diploma il 03/03/2003 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, attualmente nella stessa accademia è iscritto per il conseguimento del diploma di
II° livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo ‘Istituto di Grafica d’Arte’, nel laboratorio di Diana Ferrara e Bortolo Fantinato.
Lavora a Quargnenta , in via Boleo n.28, 36074 Brogliano (Vicenza)
Curriculum
2006
- 15°Premio Gorlago, concorso internazionale di calcografia, 3° premio
- Premio Fibrenus, ‘Carnello cArte ad Arte’ Officina della Cultura (FR)
- Etnafest, Antologica della Biennale Internazionale dell’Umorismo, (Catania)
2005
- Atelier Aperti, evento nell’ambito della 51° Biennale di Venezia, a cura di Gloria Vallese
- 23° Biennale dell’Umorismo nell’Arte di Tolentino, (Macerata)
- IV Premio Internazionale Biennale dell’Incisione di Monsummano Terme
- Museo Nazionale di Varsavia, esposizione delle opere grafiche in collaborazione con la Stamperia d’Arte Busato di Vicenza e l’Accademia di Belle Arti di Varsavia
- Frequenta le lezioni specialistiche presso:‘Istituto Nazionale per la Grafica di Roma’
2004
- Premio Tiepolo, Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea 2004
- Premio Arte 2004, Editoriale Giorgio Mondatori, selezionato fra i 120 finalisti
- Pubblicato nel libro di anatomia artistica:’Anatomia e Disegno’ di Gerardo Samà, Edizioni Biblos
2001
- Canali/Canales Venezia-Madrid, incisioni/grabados, Accademia di Belle Arti di Venezia/Università Complutense de Madrid, catalogo edito da Marsilio
Testo critico
L’ironica installazione di Giuseppe Vigolo gioca con un genere ben noto al pubblico, quello delle presentazioni museali: in questo caso, di una distesa di fossili. Fossili insoliti e sorprendenti, visto che ogni pietra si apre rivelando tracce non di pesci, vegetali o insetti, ma di armi: fucili, pistole, mitragliatrici, bombe. C’è anche l’uovo gigante di un animale misterioso che, spaccato, mostra l’embrione di un carro armato. L’idea, chiarita dal cartello che accompagna i reperti, è che l’aggressività umana è antica, antica come le montagne e anche di più, visto che risale a prima delle montagne, agli esordi stessi della vita. Abbiamo televisioni computer e cellulari, la medicina ha raggiunto traguardi un tempo impensabili, l’uomo e i suoi robot viaggiano nel cosmo e i telescopi valicano incredibili distanze nello spazio e nel tempo; ma la logica delle armi, armi messe a punto per dilaniare in un istante esseri pazientemente cresciuti ed educati per lunghi anni dai gesti più dimessi fino alla parola e al pensiero, non sembra minimamente intaccata da questi progressi. Rimane sempre uguale, sempre come nelle battaglie descritte dalla Bibbia e dai poemi di Omero, come nell’età della pietra: come se nella pietra fosse scritta una volta per sempre, cristallizzata in una impossibilità totale di evolvere e trasformarsi.
Gloria Vallese